A volte la moglie
del sig. B si arrabbia, dice delle cose in modo scortese e irruento.
Il sig. B si infastidisce, pensa che non dovrebbe comportarsi in quel
modo e resta irritato con la moglie, diventa antipatico, tiene il
muso, si chiude in se stesso e inizia a rispondere a monosillabi. La
moglie, di conseguenza, si arrabbia ancora di più e i due litigano
per tutta la giornata. A volte il sig. B, che si interessa di
psicologia, quando la moglie è scortese pensa: “questo è un suo
problema, è inutile che io soffra, deriva sicuramente dalla sua
famiglia, io devo aiutarla a risolverlo.” Allora cerca di non
infastidirsi e di parlare con lei, cercando di convincerla che
starebbe meglio se non si arrabbiasse, che è inutile arrabbiarsi,
che il fatto che lei si arrabbi deriva da suoi conflitti con la sua
famiglia, che potrebbe cercare di cambiare, di diventare una persona
gentile. La moglie del sig. B è perplessa, a volte lo sta ad
ascoltare per un po’ ma le cose non cambiano e i due continuano a
litigare.
Un giorno, la moglie del sig. B si arrabbia. Il sig. B si
accorge che si sta infastidendo e, visto che ha da poco letto un
libro che consiglia di non reagire subito quando si è in preda alle
emozioni, decide di uscire un momento dalla stanza. Il sig. B va in
salotto continuando a pensare le cose che solitamente pensa in queste
situazioni: “è proprio scortese, cosa ho fatto di male? Io sono
così gentile! Possibile che non riesca a non arrabbiarsi per delle
sciocchezze!”, sta un po lì, fa finta di mettere a posto qualcosa,
poi decide di tornare in cucina. Quando appoggia la mano sulla
maniglia della porta del salotto, proprio in quel momento, ha
un’illuminazione.
Improvvisamente si ritrova a salire rapidamente
fino ad un punto sopra le nuvole, e da lì guardando in basso vede la
terra e poi la sua regione, la sua città e la sua casa. Oltre il
tetto della sua casa, vede due persone che si muovono all’interno
recitando una parte che non hanno scritto loro: una persona emette
dei suoni, si muove in un certo modo, fa un particolare tipo di
danza, e un’altra persona emette altri suoni e fa un altro tipo di
danza. Gli viene da pensare: “ma guarda, in questo pianeta accade
che ci sono delle persone che si arrabbiano” e in quel particolare
momento questo fatto gli sembra sorprendente e meraviglioso.
Poi si
ricorda una cosa: sua madre quando lui era bambino disapprovava le
sue manifestazioni di rabbia. Una volta da bambino il sig. B aveva
rotto un giocattolo dalla rabbia e i suoi genitori avevano molto
disprezzato questo suo gesto, in un modo che in quel momento gli
ritorna alla mente in modo molto vivido, mentre risente
quell’emozione. In quell'istante il sig. B si rende conto
improvvisamente che lui, in tanti anni, non ha mai accettato
realmente questo aspetto di sua moglie, questo suo modo di
manifestare le emozioni, lo ha sempre giudicato, ha sempre pensato
che in fondo fosse sbagliato, nonostante abbia tentato nel corso del
tempo diversi approcci e diverse strategie. La sua risposta
emozionale, il suo fastidio e la sua irritazione di fronte al
comportamento della moglie, non è altro che un condizionamento, un
automatismo che si è creato quando era bambino nella relazione con i
suoi genitori e che ha continuato a portarsi dietro fino adesso. La
sua reazione non è una “normale reazione a un comportamento
sbagliato” ma una reazione meccanica, condizionata dalla sua storia
passata. Così il sig. B in quel momento realizza il collegamento fra
questi fatti: i suoi genitori lo giudicavano e lo disapprovavano per
le sue manifestazioni di rabbia, lui giudica e disapprova sia se
stesso che la moglie per tali manifestazioni. Questo meccanismo è la
vera causa della sua risposta emotiva ma, non essendone consapevole,
continuava a coprirlo con pensieri e giustificazioni di vario tipo.
Il bambino quando è piccolo è estremamente vulnerabile, la sua
sopravvivenza dipende da chi lo accudisce, non è autosufficiente e
dipende fisicamente e psichicamente dai suoi genitori. Per non
rischiare di perdere l’amore dei propri genitori, da cui dipende la
sua sopravvivenza, il bambino impara ad evitare certi comportamenti e
certe manifestazioni da loro disapprovati. Si crea così un
automatismo, un meccanismo di difesa, utile in quanto gli permette di
mantenere il rapporto con i genitori e di adattarsi alle loro
richieste, ma non più funzionale se viene conservato senza revisione
fino all'età adulta. E infatti ora, da adulti, quella parte che si è
creata per salvaguardarci quando eravamo bambini, si riattiva in
presenza di una situazione simile a quella di allora, spingendoci ad
agire con la visione e le capacità di un bambino di tre anni
piuttosto che con quelle di un adulto quale ora siamo. Il sistema
entra in allarme perché rileva un pericolo nella situazione attuale
che in realtà non c'è. Non agiamo come persone adulte di fronte a uno stimolo
reale e attuale, ma reagiamo come i bambini che siamo stati di fronte
a eventi e situazioni del passato, spesso legate al rapporto con i nostri
genitori, che hanno con la situazione attuale solo un nesso di
somiglianza.
Il sig. B dopo questa intuizione apre la porta e torna
in cucina dove c'è sua moglie, il suo stato emotivo ora è molto
diverso da prima, le dice qualcosa in tono benevolo e lei risponde
con gentilezza, la sua rabbia di prima è già passata e i due
tornano a conversare felicemente.