giovedì 3 dicembre 2015

La storia del sig.B ovvero l'illuminazione della porta del salotto

A volte la moglie del sig. B si arrabbia, dice delle cose in modo scortese e irruento. Il sig. B si infastidisce, pensa che non dovrebbe comportarsi in quel modo e resta irritato con la moglie, diventa antipatico, tiene il muso, si chiude in se stesso e inizia a rispondere a monosillabi. La moglie, di conseguenza, si arrabbia ancora di più e i due litigano per tutta la giornata. A volte il sig. B, che si interessa di psicologia, quando la moglie è scortese pensa: “questo è un suo problema, è inutile che io soffra, deriva sicuramente dalla sua famiglia, io devo aiutarla a risolverlo.” Allora cerca di non infastidirsi e di parlare con lei, cercando di convincerla che starebbe meglio se non si arrabbiasse, che è inutile arrabbiarsi, che il fatto che lei si arrabbi deriva da suoi conflitti con la sua famiglia, che potrebbe cercare di cambiare, di diventare una persona gentile. La moglie del sig. B è perplessa, a volte lo sta ad ascoltare per un po’ ma le cose non cambiano e i due continuano a litigare. 
Un giorno, la moglie del sig. B si arrabbia. Il sig. B si accorge che si sta infastidendo e, visto che ha da poco letto un libro che consiglia di non reagire subito quando si è in preda alle emozioni, decide di uscire un momento dalla stanza. Il sig. B va in salotto continuando a pensare le cose che solitamente pensa in queste situazioni: “è proprio scortese, cosa ho fatto di male? Io sono così gentile! Possibile che non riesca a non arrabbiarsi per delle sciocchezze!”, sta un po lì, fa finta di mettere a posto qualcosa, poi decide di tornare in cucina. Quando appoggia la mano sulla maniglia della porta del salotto, proprio in quel momento, ha un’illuminazione. 
Improvvisamente si ritrova a salire rapidamente fino ad un punto sopra le nuvole, e da lì guardando in basso vede la terra e poi la sua regione, la sua città e la sua casa. Oltre il tetto della sua casa, vede due persone che si muovono all’interno recitando una parte che non hanno scritto loro: una persona emette dei suoni, si muove in un certo modo, fa un particolare tipo di danza, e un’altra persona emette altri suoni e fa un altro tipo di danza. Gli viene da pensare: “ma guarda, in questo pianeta accade che ci sono delle persone che si arrabbiano” e in quel particolare momento questo fatto gli sembra sorprendente e meraviglioso. 
Poi si ricorda una cosa: sua madre quando lui era bambino disapprovava le sue manifestazioni di rabbia. Una volta da bambino il sig. B aveva rotto un giocattolo dalla rabbia e i suoi genitori avevano molto disprezzato questo suo gesto, in un modo che in quel momento gli ritorna alla mente in modo molto vivido, mentre risente quell’emozione. In quell'istante il sig. B si rende conto improvvisamente che lui, in tanti anni, non ha mai accettato realmente questo aspetto di sua moglie, questo suo modo di manifestare le emozioni, lo ha sempre giudicato, ha sempre pensato che in fondo fosse sbagliato, nonostante abbia tentato nel corso del tempo diversi approcci e diverse strategie. La sua risposta emozionale, il suo fastidio e la sua irritazione di fronte al comportamento della moglie, non è altro che un condizionamento, un automatismo che si è creato quando era bambino nella relazione con i suoi genitori e che ha continuato a portarsi dietro fino adesso. La sua reazione non è una “normale reazione a un comportamento sbagliato” ma una reazione meccanica, condizionata dalla sua storia passata. Così il sig. B in quel momento realizza il collegamento fra questi fatti: i suoi genitori lo giudicavano e lo disapprovavano per le sue manifestazioni di rabbia, lui giudica e disapprova sia se stesso che la moglie per tali manifestazioni. Questo meccanismo è la vera causa della sua risposta emotiva ma, non essendone consapevole, continuava a coprirlo con pensieri e giustificazioni di vario tipo. 
Il bambino quando è piccolo è estremamente vulnerabile, la sua sopravvivenza dipende da chi lo accudisce, non è autosufficiente e dipende fisicamente e psichicamente dai suoi genitori. Per non rischiare di perdere l’amore dei propri genitori, da cui dipende la sua sopravvivenza, il bambino impara ad evitare certi comportamenti e certe manifestazioni da loro disapprovati. Si crea così un automatismo, un meccanismo di difesa, utile in quanto gli permette di mantenere il rapporto con i genitori e di adattarsi alle loro richieste, ma non più funzionale se viene conservato senza revisione fino all'età adulta. E infatti ora, da adulti, quella parte che si è creata per salvaguardarci quando eravamo bambini, si riattiva in presenza di una situazione simile a quella di allora, spingendoci ad agire con la visione e le capacità di un bambino di tre anni piuttosto che con quelle di un adulto quale ora siamo. Il sistema entra in allarme perché rileva un pericolo nella situazione attuale che in realtà non c'è. Non agiamo come persone adulte di fronte a uno stimolo reale e attuale, ma reagiamo come i bambini che siamo stati di fronte a eventi e situazioni del passato, spesso legate al rapporto con i nostri genitori, che hanno con la situazione attuale solo un nesso di somiglianza. 
Il sig. B dopo questa intuizione apre la porta e torna in cucina dove c'è sua moglie, il suo stato emotivo ora è molto diverso da prima, le dice qualcosa in tono benevolo e lei risponde con gentilezza, la sua rabbia di prima è già passata e i due tornano a conversare felicemente.

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